La voce e l’ombra
Moristi in silenzio, María. Come lui.
Nel marzo del 2023, a 86 anni, la stessa età che lui aveva quando se ne andò.
Alcuni giornali scrissero “è tornata da Borges”.
Ma noi lo sappiamo: tu non eri mai andata via.
Continuasti a parlargli anche dopo, anche in assenza.
Nelle interviste, nelle conferenze, nei libri. Quando ti chiedevano: “Com’era Borges?”, tu rispondevi con una luce negli occhi.
Non eri mai nostalgica. Mai patetica. Non cercavi il passato: lo custodivi come un presente che continua a respirare.
Dicevi: “Mi ha insegnato a vedere senza occhi.”
Dicevi: “Non ho bisogno di ricordi. Lui è con me.”
Quando viaggiavi, ancora, tenevi in valigia un suo libro.
Quando rileggevi le lettere, sorridevi alle annotazioni, ai giochi di parole, alle sottolineature.
Quando camminavi nei corridoi della Biblioteca Nacional, sembrava che il pavimento riconoscesse i tuoi passi.
Lui era l’ombra.
Tu eri la voce.
Eppure nessuno dei due è mai stato senza l’altro.
Avevi un modo tutto tuo di rispondere ai giornalisti. Breve, essenziale, spesso ironico.
Una volta ti chiesero: “Ma vi siete mai detti ‘ti amo’?”
Tu rispondesti:
“No. Ce lo siamo detti leggendo.”
Il giorno del funerale nessuna pompa.
Solo qualche fiore. Una poesia. Una copia del Libro degli esseri immaginari.
E una frase incisa sul tuo feretro, che sembrava detta da lui:
“Gracias, María, por leerme el mundo.”
Grazie, María, per aver letto il mondo a Borges.
Per averlo accompagnato dove nessuno poteva arrivare.
Per avergli prestato occhi, passo, timbro, tempo.
E a noi, che ascoltiamo adesso questa storia, resta solo da chiudere gli occhi e immaginare:
una biblioteca in penombra, una voce che legge.
Un uomo che ascolta, col capo reclinato.
Una donna che sorride, sapendo che non è mai sola.
La voce e l’ombra.
Un amore che non ha avuto bisogno di dichiararsi, perché era già stato scritto.
In silenzio.
In eterno.
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